Marco è prima di tutto un appassionato della montagna; dopo esperienze come fotoreporter per giornali locali e nella fotografia di matrimonio, ha saputo fondere l’esperienza di scalatore con quella di fotografo. Il risultato sono immagini affascinanti, supportate da grandi capacità tecniche.
Parlaci dei tuoi inizi e delle tue passioni, la montagna e la fotografia: come si sono incontrate?
Ero uno scalatore. Scoprii la passione per l’alpinismo a 17 anni quando mi iscrissi al primo corso di alpinismo falsificando la mia età poiché non ero ancora maggiorenne. Ero fisicamente fragile, ma questo non mi fermò; iniziai scalando nelle falesie e le pareti, per poi affrontare le vie alpinistiche iniziando dalle più facili per poi aumentare gradualmente il livello di allenamento. Mi cimentai sulle grandi pareti delle Dolomiti, vie così impegnative che spesso non sapevo se sarei tornato a casa con le mie gambe!
Questo sport mi appassionò tanto che vi dedicai anima e corpo; durante la settimana mi allenavo intensamente e nei weekend andavo in montagna passando dalle vie classiche a quelle sportive, fino alle falesie (pareti rocciose a picco) dove iniziai a praticare anche il bouldering, ovvero l’arrampicata su massi.
Purtroppo, una serie di infortuni mi costrinse ad abbandonare gradualmente il mondo dell’alpinismo e a dedicandomi alla mountain bike, alle discese estreme e ad attività più semplici come l’apnea, un’esperienza opposta a quella che avevo vissuto.
Circa vent’anni fa ho cominciato a lavorare come fotografo per vari giornali e agenzie, per poi diventare assistente di un fotografo di matrimoni; infine sono diventato a mia volta un fotografo matrimoniale.
Questo lavoro mi ha portato ad appassionarmi alla fotografia naturalistica e nel tempo ho stretto amicizia con alcuni proprietari di valli da caccia, sia nella laguna Nord che in quella Sud. Qui ho avuto la fortuna di girare liberamente in luoghi che ben pochi potevano ammirare, percorrendoli sia in barca che in fuoristrada. Ancora oggi conservo le chiavi di alcune di queste valli e le amicizie che si sono creato in quel periodo.
Nel 2018 ho iniziato a tenere a Venezia dei corsi pratici sulla tecnica della multi-esposizione e a collaborare come fotografo per vari eventi; è allora che ho scoperto il mondo del web e ho iniziato a fare corsi di fotografia. Percorrevo di notte tutte le calli e i ponti di Venezia alla ricerca dei migliori spot (punti di osservazione) da condividere poi con i miei allievi che si avvantaggiavano della mia conoscenza della città per scattare immagini uniche, speciali. Ho ancora le immagini di oltre cento spot mai pubblicati, mai visti, ma ormai mi ero stancato di quel tipo di fotografia.
Intorno al 2020 ho cominciato a vivere una certa crisi perché ciò che insegnavo non mi apparteneva più, non mi emozionava e non mi dava la spinta a continuare; sentivo la mancanza di un qualcosa, e quel qualcosa era la montagna. E’ per questo che ho deciso di riprendere a fare escursioni in montagna e a fotografare i tramonti: il mio allenamento però non era sufficiente per quello che volevo fare. Con passione ho ripreso ad allenarmi per affrontare le escursioni più impegnative.
La svolta è arrivata circa quattro anni fa, quando, ai primi di maggio è arrivata una forte nevicata e si sono create le condizioni ideali per fotografare la Via Lattea; decisi di partire senza tenda, portando con me solo l’attrezzatura fotografica e un sacco a pelo. Mi diressi verso le 5 Torri e dormii praticamente all’ingresso posteriore del rifugio Scoiattoli. Questa esperienza mi ha dato la spinta per proseguire nelle mie avventure fotografiche.
L’inverno successivo ho utilizzato i miei risparmi per acquistare l’attrezzatura necessaria: la tenda invernale, gli sci, gli scarponi e l’abbigliamento adatto. L’investimento è stato grande, ma ne è valsa la pena: tornare a vivere la montagna con la fotografia è stato per me una rinascita. Ogni volta che ne parlo, provo brividi. Il mio mondo è questo.
In un video ti ho visto trascorrere più di 24 ore in alta montagna, passando dal tramonto all’alba: è questo che rende le tue fotografie così coinvolgenti?
Quando fotografo mi immergo nelle sensazioni uniche che la bellezza dei luoghi trasmette e cerco di far rivivere quel momento alla persona che guarda le mie foto.
Il video l’ho realizzato per far comprendere le difficoltà che incontro nel raggiungere il luogo delle riprese e come vivo quelle ore; il video viene presentato nei circoli fotografici durante le mie serate come autore e fa capire come lo scatto sia solo l’ultimo passo di un lungo processo: conoscendolo è più facile capire le mie fotografie.
Ci sono autori che ti hanno ispirato?
La mia fotografia di montagna è unica: in Italia non ci sono molti fotografi con cui posso confrontarmi.
I miei viaggi durano diversi giorni e sono focalizzati sia sull’alba e il tramonto che sulla Via Lattea, unendo difficoltà fisiche e fotografiche.
Come progetti e organizzi i tuoi lavori?
Ci sono molte variabili da considerare nella pianificazione di un’uscita, e la prima è costituita dal meteo. Vorrei che le condizioni meteorologiche coincidessero sempre con i miei progetti, ma non sempre accade: quest’anno ad esempio l’inverno non è stato favorevole.
Sul mio calendario segno sempre i giorni del mese in cui la Via Lattea è visibile e in quei giorni programmo le mie uscite, ma fino a un paio di giorni prima sono sempre indeciso se partire o meno a causa dell’incertezza del meteo. Importante è conoscere bene i luoghi, sia in inverno che in estate. L’altra difficoltà è rappresentata dal pericolo valanghe e dalla stabilità del manto nevoso, ma per me queste sono cose semplici, data l’esperienze acquisita.
Il giorno prima della partenza valuto la situazione e preparo il mio enorme zaino con tutto il necessario.
Con quale attrezzatura affronti una “spedizione” in alta montagna?
La domanda, sebbene semplice, risulta molto complicata poiché il carico del mio zaino varia a seconda che sia estate o inverno e dalla durata del viaggio (uno, due o tre giorni), ma dipende anche dalla tipologia degli scatti che intendo realizzare e quindi dal luogo scelto.
Nel mio zaino di 22 Kg metto la fotocamera, cinque obiettivi, il Dji Mini, molti accessori e ovviamente gli abiti necessari a proteggermi in alta montagna. A parte ti elenco tutta la mia attrezzatura
Immagino che consideri fondamentale anche il treppiede.
Al treppiede dedico un’attenzione particolare anche nei miei corsi; circa due anni fa ho acquistato una testa aggiuntiva da montare sul mio Mini Track, necessaria per fotografare la Via Lattea; rimasto colpito dalla sua qualità, decisi di aggiungere una seconda testa panoramica a due vie. In poco tempo ho ulteriormente ampliato il mio parco prodotti Leofoto, sia per la fotografia notturna che quella diurna.
Attraverso Leofoto ho conosciuto Corrado Cabras di Photofuture, il distributore italiano; abbiamo confrontato le nostre idee sulla fotografia e abbiamo scoperto molte affinità. Circa un anno e mezzo fa ho acquistato il treppiede Leofoto Poseidon per le sue prestazioni, superiori a quelle del mio precedente treppiede, che mi hanno permesso di ottenere gli scatti che desideravo.
A metà dell’anno scorso decisi di vendere parte della mia attrezzatura, tra cui i miei tre Gitzo, mantenendo invece le attrezzature Leofoto, una scelta dettata da prove portate al limite per comprendere pregi e difetti di questi treppiedi. Oggi Leofoto mi accompagna in ogni Avventura Fotografica e ad ogni uscita pianificata associo il treppiede adatto alla situazione.
Corrado, con cui inizialmente avevo solo rapporti professionali, è diventato nel tempo un grande amico; è anche grazie a lui che molte cose del mio percorso fotografico sono cambiate in meglio.
Sotto l’aspetto professionale gli offro la mia collaborazione nella prova dei prodotti e confrontiamo le nostre opinioni e sensazioni; in questo modo posso comprendere meglio la costruzione dei prodotti e le loro caratteristiche.
Hai una luce che preferisci?
Per me il momento più bello rimane sempre l’alba, quando nella tenda, ancora infreddolito e assonnato e la testa appoggiata sul cuscino, inizio a intravedere le luci, i colori, la montagna che si anima.
Con la luce le tenebre si aprono ed è per me il momento più bello in assoluto: sei lì da solo, in mezzo al nulla e pensi solo a quel magnifico momento.
E come inquadrature?
All’alba e al tramonto non ho bisogno di cercare soluzioni particolari, tanto è affascinante lo spettacolo della natura: mi basta raccontare i luoghi in cui mi trovo.
Per le riprese notturne invece, per evitare la monotonia, di recente ho inserito un soggetto che renda l’inquadratura più interessante e coinvolgente. Cerco di evitare di includere la solita tenda o il solito compagno di viaggio che sembrano semplicemente “appiccicati” alla foto, ma di creare un’immagine che sia espressione del paesaggio e catturi l’atmosfera speciale del momento.
Penso che costruire un’inquadratura naturale, anche se complicata, renda la foto più autentica.
So che ti cimenti anche con i droni; oggi diversi parchi naturali mettono stretti limiti al loro volo e sappiamo anche che ci sono molti che non li rispettano. Cosa ne pensi?
Credo che in Italia manchi la cultura del rispetto. Se le persone rispettassero i luoghi non ci sarebbe bisogno di regolamenti, barriere o multe: basterebbe semplicemente il senso di responsabilità. Attualmente, tutti i parchi nazionali sono diventati zone rosse e vietano il sorvolo. Questo però non ha fermato i numerosi turisti che continuano a far volare i loro droni sopra la testa delle persone, mettendo a rischio la loro sicurezza come dimostrato dall’incidente avvenuto alle Tre Cime di Lavaredo lo scorso settembre quando un drone si è scontrato con un elicottero di soccorso. Se le zone rosse sono fatte poco rispettare, le mie richieste di effettuare riprese aeree durante i periodi invernali, quando non c’è nessuno, nemmeno gli animali, sono regolarmente respinte con motivazioni diverse, ma che fanno sempre riferimento alla mia attività professionale.
Quello che è inaccettabile è però il comportamento di molte persone che, ignorando i divieti, volano vicino a aeroporti, zone rosse e città senza autorizzazione e solo per ottenere la foto o i video voluti; questi abusi sono all’ordine del giorno. E c’è perfino chi insegna come violare i divieti facendo volare i droni.
Personalmente cerco sempre di rispettare le regole.
Fare fotografia di paesaggio non è facile e molti fotografi cercano nuove tecniche per stupire i social; la multi-esposizione è una di queste, cosa ne pensi?
E’ una domanda complessa che riflette anche il mio atteggiamento nei confronti della montagna. Posso dire che questa tecnica mi ha permesso di insegnare in corsi online e workshop sul campo a Venezia, la mia città, ma non era quello che volevo veramente: la fotografia notturna con estesa gamma dinamica non rientra nella mia idea di felicità fotografica.
E’ un genere che però ha avito molto successo e sono state proposte diverse tecniche, anche se alla fine servono solo per recuperare gamma dinamica e aumentare la profondità della scena, consentendo di realizzare foto con una gamma dinamica estesa anche a 40-50 stop.
Nei social media queste foto sono molto diffuse perché sono semplici da realizzare: chiunque può uscire di sera e sfruttare gli automatismi di post-produzione: sono però immagini tutte molto simili tra loro.
Nel tuo portfolio vedo anche fotografie di Venezia; non deve essere facile evitare gli scatti banali…
Ho preparato con cura gli spot di Venezia prima di iniziare il mio primo workshop. Non è stato facile girare per la città con uno zaino enorme pieno di obiettivi, due macchine fotografiche, un treppiede: ho fatto tanti chilometri andando su e giù per i ponti! Volevo essere pronto, avere tutti gli spot necessari per il corso e soprattutto conoscere Venezia dal suo lato più fotografico.
Oggi i partecipanti ai workshop vogliono tutto pronto a cominciare dal punto di scatto, e lo vogliono raggiungere senza sforzo. Credo invece che una città come Venezia vada esplorata alla ricerca di qualcosa di diverso e che sia necessario perdersi tra le calli e i vicoli per scoprire la sua vera essenza.
Devo dire che per me scattare a Venezia è sempre impegnativo; gli spostamenti sono quasi tutti a piedi e le camminate per raggiungere i tramonti o per esplorare la città di notte possono superare i 10 chilometri. Alla fine, tutto questo mi permette di allenarmi come fossi in montagna.
Il tuo lavoro è molto impegnativo; quali sono le maggiori difficoltà che incontri?
Tra servizi fotografici e lavoro in studio arrivo stanco a fine settimana e durante il weekend ho sempre in programma un’uscita: salgo in montagna all’alba o al tramonto, oppure faccio un’escursione dal venerdì alla domenica con ritorno il lunedì.
Insomma non posso permettermi di staccare la spina: il “riposo” non fa parte del mio vocabolario.
Ci sono aneddoti che puoi raccontarci?
Ci sono tante storie divertenti legate alle mie escursioni in montagna, tra rinunce e problemi che si presentano lungo il cammino.
Una delle esperienze più belle è quella dell’uscita con il mio cane Tesla; siamo saliti alle Tre Cime dal fondovalle, precisamente dal Lago di Leandro, fino quasi a raggiungere la parete dei Lastroni degli Scarperi. Per concludere la giornata abbiamo voluto scattarci una foto insieme ma, mentre mi preparavo a fotografare il riflesso delle Tre Cime in una pozza d’acqua, Tesla, che era slegata, è partita, prima lentamente e poi sempre più.
veloce, per rincorrere un branco di pecore: alla fine è scesa di 400 metri di dislivello e ho dovuto rincorrerla finché non si è fermata con il branco di pecore sul bordo di un burrone. Per tornare alla mia postazione di scatto (dove avevo lasciato tutto alla mercé di chiunque) ho dovuto caricarmela sulle spalle perché il percorso presentava difficoltà rocciose. In questo “gioco” ho fatto un’escursione di oltre 1900 metri di dislivello su un percorso lungo quasi 20 km. Quando siamo tornati alla macchina eravamo entrambi esausti. Nonostante sia una pasticciona, Tesla è però la mia compagna ufficiale nelle Avventure Fotografiche.
Qual è il tuo approccio alla post-produzione?
Quando ho iniziato cercavo sempre software che mi consentissero di estrarre un’ottima gamma dinamica dando particolare importanza alla nitidezza e ai dettagli in modo da semplificarmi lo sviluppo. Col tempo, però, questa mia attenzione si è un po’ affievolita poiché mi sono orientato verso una post-produzione più “vellutata” con una lavorazione più mirata. Ora uso quasi esclusivamente Camera Raw, utilizzando maschere di luminanza per ottenere una nitidezza e un dettaglio meno invasivi e più facili da realizzare. Questo mio cambiamento è dovuto anche alla necessità di spiegare la post-produzione nei miei corsi base. In realtà molte delle mie foto non necessitano di una particolare post-produzione perché parlano da sole.
Nelle foto notturne la sfida diventa più impegnativa se devo cercare di estrarre dettagli da immagini scattate ad alti valori ISO e se la composizione comprende cielo, terra e primo piano. Queste foto sono più complesse di quanto si possa immaginare e devo ricorrere a tutte le mie capacità di sviluppo; d’altra parte queste sfide impegnative sono anche stimolanti.
Cosa può aspettarsi un fotografo dai tuoi viaggi fotografici, o meglio dalle tue “avventure” fotografiche?
I miei workshop si svolgono principalmente in montagna, sia in inverno che in estate. Per quelli estivi cerco di prevedere riprese sia all’alba, sia al tramonto, e anche scatti notturni al fine di offrire un’esperienza completa a coloro che desiderano migliorare la propria fotografia paesaggistica. Un aspetto importante che cerco di trasmettere ai miei allievi è l’amore e il rispetto per la montagna.
Prima di ogni workshop valuto le persone osservando come pubblicano le loro foto, come le modificano, o semplicemente come compongono l’immagine: questo mi permette di capire il livello di preparazione e di adattare il corso in modo che sia a misura di chi partecipa. Questo mio approccio è fondamentale perché l’esperienza sia unica e pienamente accessibile a tutti gli iscritti.
I corsi invernali sono un po’ di più impegnativi, perché si è immersi nella neve ed io cerco di garantire un’esperienza di viaggio apprezzabile. Gli ultimi tre corsi li ho tenuti sul Monte Piana, salendo in motoslitta per svolgere l’intera lezione, ammirare il tramonto, rientrare a piedi sulla pista e concludere con due scatti alle stelle.
Ai miei allievi fornisco un manuale sull’abbigliamento necessario, d’estate e d’inverno; in questo mi fa gioco l’esperienza della montagna. I corsi base di fotografia preferisco svolgerli a Venezia per i molti spunti che la città offre come inquadrature, per l’uso dei filtri e per la scelta delle impostazioni più adatte della fotocamera; alla fine tutti portano a casa materiale di qualità senza troppi problemi e possono così comprendere appieno il lavoro svolto.
Quali consigli daresti ai giovani che desiderano migliorarsi?
Credo che il consiglio più prezioso sia quello di scattare molto e di farlo in compagnia in modo da confrontarsi con gli altri; spesso noto che le persone che evitano il confronto tendono a chiudersi in sè stessi e finiscono per impiegare più tempo per migliorare le proprie immagini. Ascoltare gli altri certo, ma alla fine siamo noi che dobbiamo prendere le decisioni, in base alle nostra visione della fotografia. E consiglio anche di cercare progetti nuovi, che possano stimolare un percorso di crescita.
Conclusioni
Ad oggi 20 maggio 2024 lo zaino ha percorso 300 km e 90.000 mt di dislivello e tutto perfetto come quando è arrivato.
Dopo quanto avete letto, non c’è molto altro da dire se non che vale assolutamente la pena acquistare questo zaino, poiché non ha rivali rispetto agli altri modelli sul mercato. Ricordate che esistono altri modelli della linea Summit Creative, ma tutti mantengono le stesse caratteristiche e qualità eccellenti.
Nella vostra scelta, tenete presente che lo zaino è fondamentale per garantire la sicurezza della vostra attrezzatura e per agevolare il trasporto. Non esitate a optare per un prodotto di alta qualità che possa soddisfare le vostre esigenze durante le vostre avventure fotografiche.
Per acquistare questo prodotto puoi rivolgerti al mio partner Photofuture. Clicca sul logo per collegarti al sito: